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MEMBRANE EPIRETINICHE

La formazione di membrane epiretiniche nella interfaccia tra vitreo e retina ha una discreta frequenza (30-70 per 100000). L’evento che porta alla formazione di queste membrane è solitamente un anomalo distacco posteriore di vitreo.

Il vitreo può avere una maggiore adesione al piano retinico in certi punti attorno alla testa del nervo ottico, nella media periferia retinica e in area maculare.

Quando tende a distaccarsi, il vitreo esercita delle trazioni sulla retina che nell’area maculare possono scatenare dei fenomeni che portano alla formazione di membrane fibrose.

Le membrane epiretiniche a loro volta possono esercitare ulteriori trazioni sulla macula di tipo

postero-anteriore, provocando una trazione vitreo maculare, o tangenziali al piano retinico, provocando una maculopatia “a cellophane” o Pucker maculare.

 Gli esami utili/indispensabili nella valutazione di queste patologie, oltre all’osservazione clinica diretta, sono la retinografia e l’OCT. In certi casi possono essere utili delle valutazioni con l’ecografia oculare e con la microperimetria.

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La sintomatologia legata alla presenza di membrane epiretiniche è variabile: si possono avere sensazioni di visione più velata, distorsione delle immagini e delle linee rette (metamorfopsie), difficoltà di lettura. Normalmente, soprattutto nelle fasi iniziali, non ci sono cali significativi dell’acutezza visiva. Diversi sono il decorso e l’evoluzione delle trazioni vitreo-maculari e dei pucker maculari che possono provocare delle micropieghe retiniche, un aumento dello spessore retinico e dei fenomeni di edema retinico localizzato

reattivo. Nella maggior parte dei pucker maculari si ha una risoluzione spontanea eventualmente favorita da integratori specifici che agiscono sul vitreo: si ha uno scollamento delle membrane (auto-clivaggio) e una risoluzione della sintomatologia. In casi in cui non si abbia una risoluzione spontanea e si ha invece una permanenza/aggravamento della sintomatologia può essere presa in considerazione la scelta di una iniezione intravitreale di alcuni farmaci (Viteolisi Enzimatica con Ocriplasmina) o una soluzione chirurgica (Vitrectomia con peeling delle membrane). Quando si sviluppa una trazione postero-anteriore si possono innescare eventi diversi:  adesione  Vitreo  Maculare,  trazione Vitreo

Maculare e formazione di fori Maculari Lamellari o a Tutto Spessore. La trazione da parte del vitreo perpendicolarmente alla retina anche in questo caso porta inizialmente ad un aumento di spessore retinico e ad edema reattivo. Successivamente possono comparire slamellamenti degli strati retinici che portano alla formazione di fori lamellari o a pieno spessore.

Maggiore è la progressione, maggiore è il danno visivo che ne deriva. Anche in questi casi, più raramente, si può avere una risoluzione spontanea. In casi selezionati può essere utile la Vitreolisi Enzimatica con Ocriplasmina. Si sottolinea come questo tipo di scelta sia ponderata, anche perché non sono rari aspetti negativi di questa metodica. Nel caso in cui le membrane epiretiniche tendano ad evolvere provocando alterazioni visive importanti, l’indicazione è per una chirurgia maculare. 

L’intervento prevede la creazione di fori di piccole dimensioni (di solito 3) sulla parete sclerale, onde permettere l’introduzione di sottili strumenti (pinze, forbici, sistemi di infusione/aspirazione, sistemi di illuminazione, sonde laser). Il vitreo viene aspirato e sostituito con soluzioni acquose, e lentamente e delicatamente vengono rimosse le membrane epiretiniche. In questi ultimi anni le tecniche si sono perfezionate utilizzando strumenti sempre più fini consentendo di lavorare attraverso fori sclerali inferiori a 1mm, rendendo meno traumatico l’intervento. Spesso l’intervento può essere condotto in day-hospital , quasi sempre in anestesia locale.

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