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FORI e LACERAZIONI 

La retina è lo strato più interno del bulbo oculare sede dei fotorecettori retinici, coni e bastoncelli, che trasformano gli impulsi luminosi in informazione chimico-elettrica. Da lì poi una fitta rete di connessioni nervose viene convogliata a una parte della corteccia cerebrale (corteccia visiva occipitale) generando la visione.

La retina è uno strato sottilissimo (350 micron al polo posteriore, 180 micron in periferia retinica) e la sua aderenza agli strati sottostanti è garantita da un complesso meccanismo chimico-ionico, il cui presupposto principale sta nella sua integrità.

Esistono varie condizioni che possono portare alla perdita di questa integrità anatomica della retina, con comparsa di rotture (fori o lacerazioni).

Più frequentemente queste possono formarsi nella media o estrema periferia, dove la retina è più sottile e fragile. La presenza di fori o lacerazioni può più facilmente portare ad un distacco della retina stessa (distacco retinico). Nella maggior parte dei casi le rotture si formano in aree di degenerazione retinica (60%).

Esistono svariati tipi di degenerazione retinica che possiamo semplicemente classificare in Degenerazioni Regmatogene (con alto rischio di formazione di rotture) e non - Regmatogene (a minore rischio di rottura).

Le degenerazioni retiniche regmatogene che più facilmente possono portare alla formazione di rotture sono: Degenerazione a lattice o palizzata, Degenerazione a bava di lumaca o “Brina”, Bianco senza pressione e Retinoschisi degenerativa.

Oltre alla presenza di aree di degenerazione, i fattori che possono facilitare la formazione di rotture retiniche sono alterazioni vitreali (Sinchisi vitreale e Distacco posteriore di vitreo), eccessive trazioni da parte del  vitreo sulla  retina,

miopia, contusioni e traumi. La presenza di fibre aderenti alla retina in fase di trazione, oltre a rotture retiniche, può produrre  anche emorragie più o meno  significative in corrispondenza di

rami vascolari. La sintomatologia delle rotture retiniche è molto simile a quella dei distacchi posteriori di vitreo: comparsa più o meno improvvisa di Miodesopsie (visione di macchioline vaganti) e di Fosfeni (sensazioni luminose/lampi) prevalentemente laterali. Una maggiore intensità e frequenza dei fosfeni possono indicare la presenza di rotture retiniche, mentre una sensazione di macchie più scure e grossolane può essere indice di emorragie. In presenza di tali sintomi è quanto mai opportuno presentarsi ad un controllo oculistico accurato. Per fare diagnosi di rotture retiniche è sufficiente una analitica esplorazione della periferia retinica con l’ausilio di lenti oftalmoscopiche a contatto o non a contatto.

In certi casi può essere utile e necessario un esame ecografico del bulbo oculare. Se nel momento dell’osservazione riscontriamo un foro o una lacerazione e la retina è ancora ben aderente, si rende necessario o quanto meno prudente, un trattamento laser, cosiddetto profilattico, nel prevenire un successivo distacco retinico. 

Il trattamento, che è poco invasivo, normalmente viene eseguito con laser ad argon o a duplicazione di frequenza, con l’ausilio di particolari lenti a contatto che consentono l’osservazione della periferia retinica (le stesse utilizzate nella fase diagnostica). Si instilla qualche goccia di collirio anestetico e si vanno a creare delle micro-ustioni (300-500 micron) che coinvolgano la retina e gli strati sottostanti, attorno alle rotture. Il trattamento porta alla formazione di una cicatrice che consente di evitare che del liquido si infiltri attraverso le rotture producendo un distacco della retina.

A seconda dell’estensione e del numero di rotture saranno necessari numeri maggiori o minori di spots laser, normalmente eseguiti in una unica seduta. Il processo completo di evoluzione in cicatrizzazione/adesione avviene entro 15 giorni dal trattamento e viene monitorato nei successivi controlli oculistici. Anche in questo caso, come peraltro nei distacchi posteriori di vitreo, possono essere utili cicli di particolari integratori che, agendo sul vitreo, ne diminuiscono la contrattilità.

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